“Ke vita sarebbe senza Bonelli ” La “prof” di religione amica dei ragazzi e delle barzellette

CENTRO – Un viaggio in treno a 7 anni raccontando barzellette insieme ad un signore di mezza età salito a Milano. «Una gara di barzellette che mise in serio imbarazzo mia madre per quella figlia inarrestabile che tirava fuori una barzelletta dopo l’altra, da Milano fino a Vicenza. Il mio è un dono di natura. è il primo ricordo che ho della mia passione per le barzellette». Paola Bonelli, insegnante di religione presso la scuola media Leopardi e grande appassionata di barzellette ha perfino un fan club. «In 31 anni di insegnamenteo questa passione per le barzellette è servita a creare un ponte che mi avvicina ai ragazzini. Io non ho più 55 anni appena compiuti ma 12, 13 come loro. Questo ponte creato dalla barzeletta serve per unire, avvicinare. Quando vedo un ragazzino timido, isolato che ride e si scompiscia mi fa piacere; dopo, in base ai suoi tempi si avvicina». Come è arrivata all’insegnamento della religione e come lo abbina alle barzellette? «Io facevo la catechista a Villastellone e mi sono resa conto dalle domande che facevano i ragazzi che ero ignorante come una capra. Quindi, dopo il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue estere, ho deciso di iscrivermi a Teologia per passione. Erano tempi buoni con molti sacerdoti che venivano spostati. Il sacerdote che lavorava a Villastellone venne trasferito ed io presi il suo posto. Ho iniziato ad insegnare che non avevo ancora compiuto 21 anni. Nel 1997 mi sono trasferita a Trofarello. Lavoro da 20 anni a Trofarello, anche se ultimamente completo con Villastellone dove ho iniziato a lavorare 31 anni fa. Sono praticamente tornata alle origini». Ma parliamo di questo gruppo su Facebook, «Ke vita sarebbe senza Bonelli», cosa ci racconta in merito? «8 anni fa, durante l’intervallo, si avvicina un ragazzo di terza A, Piernicola, che mi fa: “Professoressa ho fondato su Facebook un gruppo su di lei. Si chiama “Ke vita sarebbe senza Bonelli” Io sapevo a malapena cosa fosse Facebook. Sono andata a casa ed ho cercato insiema a mia figlia. Praticamente ho scoperto di avere un fan club. Da quel momento ho deciso di dare un senso a questo gruppo ed ho iniziato a riversare dentro la pagina il mio archivio di barzellette. Un repertorio che raccolgo da 30 anni ed aggiorno costantemente. La raccolta delle barzellette è un duro lavoro. Le rintraccio in molti modi. Qualcuna la leggo, altre me le hanno raccontate i ragazzi. La barzeletta è un momento in cui ridiamo sicuramente ma anche un momento di teatro. Il ragazzo che viene a raccontarmi a scuola la barzelletta l’ha preparata a casa e quando ha il mio via fa teatro». Sulla pagina Facebook de la Città di Trofarello l’intervista video integrale a Paola Bonelli.

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