Raccolta fondi per una emergenza abitativa dopo la richiesta d’aiuto sul web

CENTRO – Una storia di solidarietà e aiuto al tempo del coronavirus. Protagonista è Paolo Manfredi che affida ad un post di facebook un sofferto sfogo che diventa una lacerante richiesta di aiuto. «Prima di iniziare a scrivere il post più difficile della mia vita vi chiedo di evitare inutili polemiche, è già tutto maledettamente complicato, piuttosto ignoratemi, io esporrò il mio problema, se -che le accetterò e per quanto mi sarà possibile cercherò di spiegarmi e di rispondere a ciò che mi verrà detto, sperando che tutto questo non diventi un tiro al piccione.
Ho bisogno di aiuto,13 mesi fa la mia vita ha iniziato una discesa verso l’inferno, discesa che non si è ancora arrestata.Tutto è iniziato con la perdita del lavoro, ed è proseguita con la perdita della mia compagna, di un posto dove vivere, praticamente di ogni certezza. A dire il vero dovrei andare ancora indietro nel tempo per far capire meglio, ma onestamente non me la sento di farlo – esordisce Paolo Manfredi – È stato devastante, ho sbandato trovandomi a percorrere una strada che non conoscevo, ambienti in cui non sapevo minimamente come muovermi e più di una volta mi sono trovato ad un bivio. A volte ho scelto io, altre non ho potuto e hanno scelto altri per me, purtroppo le scelte non sono state giuste, anzi, non si sono rivelate giuste, quando le ho prese o quando sono state prese da altri sembravano le migliori possibili al momento, ma nessuno vede il futuro – spiega Manfredi – Sono certo che gli errori commessi,nnon solo da me, sono stati fatti in buona fede, so che nessuno abbia voluto farmi volutamente del male, esattamente come non ho mai voluto io,ma tutto questo non cambia la situazione nella quale mi trovo, a questo punto attribuire responsabilità a me o ad altri non fa differenza. Tempo fa mi è stato detto che dovevo tirarmi fuori da questo casino da solo, ma per tutta una serie di circostanze non ci sono riuscito, ho bussato a tante porte, mi sono diviso tra Torino e Roma per provare a rialzarmi, ho seguito varie strade, ci ho provato ma senza risultati. Capisco che dall’esterno sia difficile comprendere. Penso che il 99% delle persone che stanno leggendo non si sono mai trovate ad affrontare percorsi come questo ma vi posso assicurare che è molto molto difficile, soprattutto per chi come me si è trovato a dover ricostruire ogni aspetto della propria vita partendo completamente da zero. Il mondo dell’assistenza sociale non è proprio come ci viene dipinto dai media, ci sono schiere di volontari davanti ai quali c’è solo da levarsi il cappello, ma tutto questo per chi ne usufruisce ha un prezzo altissimo, si perde totalmente la dignità e si diventa cittadini di serie b, è un’assistenza che guarda molto all’immediato ma poco alla progettualità e al reinserimento sociale, questo è dovuto non al personale operante ma a chi organizza il sistema, parlo non per sentito dire ma per esperienza diretta. Ho conosciuto persone che vivono da anni in queste situazioni e che ormai si sono rassegnate. Rassegnazione, un termine orrendo ma che esprime appieno lo stato d’animo di noi, è una spirale dalla quale non si riesce ad uscirne, non ha fine e porta sempre più in basso. Io ho cercato di rimettermi in piedi, ma per un motivo o per l’altro è stato come se ad ogni passo avanti venissi spinto 2 passi indietro. Capite bene che anche la persona più tenace trova difficoltà il più delle volte insormontabili. Poi c’è la questione burocrazia sulla quale posso sorvolare perché so che tutti capite di cosa parlo. Io per esempio in questi mesi non sono riuscito, a causa della burocrazia, ad accedere a nessuna forma di sostegno al reddito, e credetemi che nessuno più di un senzatetto ne ha bisogno. In aggiunta a tutto questo come se non bastasse è arrivato il Covid che ha congelato tutto rendendo le cose ancora più difficili di quanto già non lo fossero.
Detto questo vengo al punto. Se qualcuno ha modo e voglia di aiutarmi in qualche modo come ad esempio un lavoro, una casa vuota, una dependance, un capanno o in qualunque altro modo gliene sarei grato e prima o poi troverò il modo di sdebitarmi, ma purtroppo adesso non mi è possibile, sono in una condizione in cui non ho altro da offrire che le mie parole.
Credo che tutti comprendiate quanto sia difficile esprimere pubblicamente ciò che ho scritto, se sono arrivato a tanto è perché sono davvero esausto, ho raschiato il fondo del barile per sopravvivere e non ne ho più. Qualcuno magari riderà, altri rimarranno indifferenti e altri ancora diranno che me lo sono meritato, ma se uno, anche uno solo mi aiuterà allora ne sarà valsa la pena. Chiudo qua precisando che in tutto questo ho le mie responsabilità e non mi nascondo ma non è dipeso tutto da me. Penso di aver detto abbastanza, comunque vada grazie a chiunque abbia anche solo letto fino a qua».

Visentin sente quel post che le pesa sul cuore come un macigno e si attiva per cercare una soluzione a questo problema. «Il 6 aprile, sfogliando le pagine di Facebook, mi sono imbattuta nel post di un ragazzo che mi accorgo essere un vecchio amico. Un animatore dell’oratorio che conoscevo 30 anni fa – spiega la Visentin – Chiedeva aiuto perché momentaneamente si trovava senza una casa, ospite del dormitorio in piazza d’armi. Ovviamente attualmente non ha un lavoro. Gli ho scritto subito, offrendogli spesa alimentare o pasti, e sincerandomi che fosse realmente lui. Mi spiega la situazione, ci scambiamo i numeri e iniziamo a chiacchierare. In un attimo i ricordi di 30 anni fa hanno avuto la meglio e ho subito capito che dovevo fare qualcosa. Ho contattato mia mamma, sua maestra all’asilo. Abbiamo cercato di capire come trovare un posto dove potesse dormire. Purtroppo l’emergenza Covid non aiuta. Contatto Massimo Messina amico di Paolo da anni. Decidiamo di provare a cercare un alloggio in affitto. Ma non si trova nulla. Allora optiamo per acquistare una roulotte da sistemare in un terreno privato. Nasce così un post di aiuto sulla Pagina Facebook di Trofarello. Chiediamo un piccolo aiuto per comprare questa roulotte ai trofarellesi che vogliono darci una mano. In due giorni abbiamo raggiunto la somma necessaria e i bonifici sono stati fatti dalle persone più disparate. In settimana la roulotte dovrebbe essere a Trofarello e finalmente Paolo potrà tornare in città».

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