In prima linea contro il Covid. E’ il Valsaugliese Marco Scalenghe, tecnico di radiologia del Giovanni Bosco

Marco Scalenghe

VALLE SAUGLIO – Prosegue il viaggio tra i lavoratori in ambito sanitario le cui competenze, mansioni e incarichi a volte sono state sconvolti dal Covid 19. Marco Scalenghe, trofarellese, anzi Valsaugliese, lavora da quasi 5 anni presso il San Giovanni Bosco di Torino, nel servizio di Radiodiagnostica come tecnico di radiologia. «Essendo l’ospedale di riferimento per l’emergenza della parte nord di Torino, il lavoro del nostro reparto è stato sempre piuttosto intenso, già nel periodo pre pandemia. Il nostro servizio possiede 4 sale di radiologia tradizionale, 3 TAC, 1 risonanza magnetica e, inoltre, ci occupiamo della diagnostica durante gli interventi chirurgici come nel caso di neurochirurgia, urologia, ortopedia e chirurgia vascolare. La parte più complicata del lavoro, oltre alla quantità, è il rapporto con i pazienti, per lo meno una buona parte, dovuto alla difficoltà sociale e/o economica della periferia nord di Torino – spiega Marco – In questi anni, più volte alcuni conoscenti hanno subito pesanti aggressioni. Dallo scoppio della pandemia il nostro lavoro non è cambiato in modo quantitativo ma in modo qualitativo. Ogni paziente visitato nella zona Covid del pronto soccorso necessita, come minimo, di esami strumentali per valutare la vastità dell’infezione polmonare. Per cui abbiamo dedicato una della 4 sale di radiologia ed 1 delle 3 TAC ai pazienti Covid, in modo da ridurre il più possibile possibili contaminazioni. Purtroppo la gestione in entrata al pronto soccorso non è semplice perché, come ormai sappiamo tutti, il tampone non sempre consegna la vera situazione perciò capita molto spesso di dover sanificare, in modo urgente, macchinari dopo aver osservato polmoniti tipiche da Covid in pazienti che non avrebbero dovuto esserlo. Oltre ai pazienti provenienti dall’esterno, i miei colleghi ed io ci occupiamo della diagnostica dei reparti Covid che sono stati allestiti. Discorso a parte sono le terapie intensive che sono state attivate presso il nostro ospedale e che, nei punti di massimo picco delle varie ondate, hanno accolto circa 25 – 30 pazienti intubati, circa il 10% del totale dei ricoverati della regione Piemonte. Durante la prima ondata la tensione ed il nervosismo che ci accompagnava quotidianamente ha permesso, per lo meno nel nostro reparto, di ridurre al minimo i contagi tra tecnici, infermieri e medici. Aspetto che durante la seconda e la terza ondata che stiamo vivendo continua ad essere vivo, segno che la nostra gestione ed i nostri processi di vestizione, svestizione e pulizia sono efficaci. Non avrei pensato di dover vivere un momento del genere durante la mia carriera ma, come in ogni cosa, si cerca di trarre il lato positivo datutto. In particolare, da aprile a luglio 2020, io e altri 7 colleghi siamo stati selezionati ed inseriti nello staff scelto per la gestione della radiologiadel covid Hospital delle OGR. Abbiamo avuto l’occasione di lavorare a stretto contatto con con molti infermieri, specializzandi e medici strutturati molto competenti e gentili, il tutto gestito dalla brigata cubana, composta da infettivologi, infermieri ed internisti dell’esercito cubano – conclude Scalenghe – Sicuramente, al termine di tutto, mi rimarrà la gratitudine che molti pazienti esprimono a voce o con un semplice sguardo, consapevoli che tutta la struttura sanitaria fa il possibile per aiutare il più alto numero di persone infettate dal virus». Altro trofarellese di cui essere fiero.

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