Grazie da Vicofaro per gli aiuti economici arrivati

CENTRO – Un grazie sentito e profondo da don Massimo Biancalani della parrocchia pistoiese di Vicofaro. Un grazie per la dimostrazione di affetto e di stima arrivata da Trofarello con il presidio per la vendita dei prodotti del laboratorio realizzati dai migranti ospiti del centro di via Santa Maria Maggiore. Don Massimo Biancalani ha deciso di parlare, tramite “la Città”, direttamente ai trofarellesi che hanno contribuito al presidio della settimana scorsa che ha portato in città i prodotti dell’artigianato realizzati dai migranti ospiti del parroco . «Ringrazio Trofarello, tutti i volontari, la parrocchia che si è resa disponibile a questa giornata di sostegno alla nostra esperienza di accoglienza qui a Pistoia. Come sapete questa nostra iniziativa può andare avanti soltanto con il sostegno dei privati e delle associazioni. Così i trofarellesi, dove la nostra iniziativa ha preso campo, ci hanno fatto giungere il loro sostegno – esordisce don Massimo – Questo laboratorio di sartoria che abbiamo iniziato l’anno scorso, fino ad ora non ha avuto modo di farsi largo, a causa delle restrizioni per il Covid. Nei mesi scorsi su Pistoia abbiamo realizzato qualche banchetto per far conoscere questo laboratorio che, anche in questo periodo è rimasto attivo per piccole esperienze interne, volte a realizzare i vestiti o piccole riparazioni dei vestiari di abiti tradizionali che i ragazzi amano utilizzare nelle grandi occasioni e le ricorrenze mussulmane. Una vicinanza, la vostra, molto generosa di grande e sana importanza. Ci permette di parlare delle nostra iniziativa. Ci siamo proposti, come principio fondante della nostra iniziativa, proprio di parlare dei temi dell’accoglienza dei migranti». Allora parliamone don Massimo… «Uno dei temi è proprio l’incertezza, la debolezza delle istituzioni che, a volte, su questo tema, sono un po’ assenti. Raccontare che l’accoglienza non è solo un dovere morale, ma è anche una occasione di crescita culturale e spirituale». Ed il racconto di Biancalani si fa denso di umanità. «Raccontare che, la stragrande maggioranza di questi ragazzi che arrivano, meritano di essere aiutati. Sono davvero ragazzi bravi che hanno affrontato la morte, attraversando un viaggio che è durato anche degli anni. Oggi dopo tanti anni si ritrovano parcheggiati in queste strutture con permessi di soggiorno che scadono dopo pochi mesi. Molte volte dichiarano Il discorso anagrafico poi a volte è di difficile soluzione. Molti di loro sono nati il 1 gennaio 1998 o 1999. Una data buttata lì per dichiarare una data da maggiorenne o semolicemente all’atto dell’ingresso, si butta giù una data. Si incontrano una umanità forte perché migrare da un continente africano verso l’Europa è una sfida forte, che prevede di attraversare il deserto e mettersi in mano ad un sistema di bande che molte volte prevedono la complicità di forze dell’ordine e governi che campano su questo traffico. Poi arrivano in Libia dove sappiamo che cosa c’è. Proprio l’altro giorno il nostro Governo ha rifinanziato il lavoro sporco che fa il sistema libico per tenere lontano i migranti dai barconi. Un lavoro fatto di violenze, campi di detenzione, abusi. Questo è ciò che accade. Per risolvere questo problema sarebbe necessario un Piano Marshall per l’Africa, per tutti questi paesi, volto ad innalzare il livello di vita. In questo modo si fermerebbe la migrazione. A tutti piacerebbe vivere nei luoghi in cui si è nati e cresciuti. Loro stessi avrebbero voglia di tornare a casa per riabbracciarsi con le loro famiglie. Queste creature sentono il dovere morale di aiutare le loro famiglie e cercare la fortuna per se stessi e per le loro famiglie. Per questo affrontano questi viaggi dove a volte si affonda e si annega. Poi si arriva in italia e ci si imbatte in una fortezza di gomma. Pochi diritti e molti doveri. Un paese dove per ottenere un permessino di un anno occorre una benedizione del Padreterno. Lo vedo nella nostra comunità. Il grosso del nostro lavoro è stare dietro a tutta questa enorme ed inutile burocrazia. Ci vorrebbe un approccio normativo diverso, più responsabilizzante. I ragazzi vengono parcheggiati in cooperative che li assistono fino a quando hanno un contributo. Quando escono dal sistema finiscono a lavorare in nero o, disperati, a fare gli spacciatori. Molte volte questi ragazzi hanno un grado di istruzione interessante con molte lingue parlate. Esistesse un sistema di formazione potrebbero essere una risorsa per il paese. Vicofaro è inserito in tutto questo bailame. Abbiamo messo il dito nella piaga nel discorso del parcheggio che lascia queste persone abbandonate a se stesse. E per questo siamo finiti sugli altari della cronaca. Noi abbiamo aperto le porte a questa umanità. Sono esperienze per cui servirebbero tante Vicofaro. Accogliere costa ed è naturale che la cooperativa che perde il contributo li abbandona. Sono passate da Vicofaro 7, 800 persone che poi sono andate in altri paesi. Una bella risposta». Ma il tempo è tiranno e, benché staremmo ad ascoltare per ore l’esperienza di don Biancalani, che con il suo tipico accento toscano rende il racconto ancora più frizzante, gli facciamo l’ultima domanda. Cosa può fare Trofarello per Vicofaro? «Contatto, l’amicizia e trovare forme di sostegno sulla base delle possibilità. Io sono disponibile anche a venire a Trofarello a raccontare la nostra iniziativa, la nostra esperienza».

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