Incendi, nubifragi e siccità: termometro dei cambiamenti climatici

CENTRO – Fenomeni meteorologici estremi, come tempeste improvvise, la siccità, le ondate di calore e gli incendi boschivi, più frequenti e intensi, i nubifragi che si sono verificati negli ultimi anni, ultimo in ordine di tempo quello delle Marche di una decina di giorni fa, mettono sempre più in rilievo i mutamenti climatici. Città ha commentato questo fenomeno con Antonella Pannocchia, trofarellese ed ex direttore dell’Arpa di Torino. Dopo una laurea in biologia e 20 anni di ricerche nel ‘98 ha iniziato a lavorare all’Arpa Piemonte, per andare a dirigere poi il dipartimento di Torino. «L’Arpa si occupa di fare controlli sul territorio con dipartimenti più specialistici che si occupano di temi più particolari. Io mi sono occupata più di aspetti prettamente territoriali». Dottoressa ci parli di questi cambiamenti climatici… «Il clima sta cambiando perché c’è un surriscaldamento della superficie terrestre, questa si surriscalda perchè in aria, attraverso le nostre manifatture e tutte le fonti energetiche che usano si diffondono anidride carbonica e metano, entrambi questi gas, che è normale che sia presenti nell’atmosfera, sono cresciuti a partire dal 1870, con un’impennata nel secondo dopoguerra, quando i paesi più poveri come Cina ed india iniziano a produrre ed emettere.
A causa di questa impennata si comincia ad assistere ad un aumento della temperatura, quindi rispetto a 150 anni fa i gradi sono già aumentati, di circa 1,5 gradi, ed è un fenomeno che si sta accelerando sempre più, dovuto anche al fatto che non prendendo iniziative sempre più paesi iniziano a produrre.
A causa di questo innalzamento della temperatura stiamo assistendo a diversi fenomeni: estati più calde e inverni più miti».
Come fare per contrstare questo fenomeno? «L’obiettivo che si sono dati i paesi industrializzati è quello di dimezzare l’emissione di gas serra entro il 2030, per contenere la crescita della temperatura entro i 2 gradi nei prossimi 50 anni.
Bisognerà poi organizzare una serie di strutture tecnologiche, come l’irrigazione goccia a goccia ed effettuare manutenzione del territorio. Non sono molto propensi ad aderire a questi accordi quei paesi che si stanno sviluppando adesso, con un sistema di produzione industriale, che hanno a disposizioni fonti energetiche non ecologiche come il carbone». Quali sono le migliori forme per la produzione di energia? «La migliore fonte di energia è costituita dalle fonti rinnovabili, come il solare, l’eolico e il geotermico, probabilmente non sufficienti in ogni luogo
– continua Antonella Pannocchia – Non penso ci sia una sola modalità, bisogna abituarsi a diverse forme, ma ci deve essere un mercato che accoglie e una burocrazia che facilità, con la capacità di costruire impianti in tempi stretti. Il problema fondamentale dell’Italia è la sua abbondante popolazione per la quale si è costruito molto, è anche un territorio molto montuoso e molto collinoso, costruito su una zona sismica e che ha anche molte fragilità.
Trofarello risente molto della macchia di Torino, ha delle zone che vanno a bagno in caso di piogge abbondanti, ed è quindi necessaria una progettazione importante».

Giacomo D’Uva

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