Quando il dottore va in pensione

8 LupanoStazione – Il dottor Franco Lupano è un medico di famiglia molto conosciuto a Trofarello.
Arriva in città nell’ottobre del 1979, ben trentacinque anni fa; da allora ha esercitato dapprima nell’ambulatorio in via Umberto I° 6, e dal 1998 al numero 2 di via Ley e molti suoi pazienti di allora lo sono ancora oggi.
Questo ambulatorio era stato espressamente richiesto con una raccolta di firme da parte dei cittadini di Valle Sauglio, che chiedevano di avere un medico vicino a casa.
Dal 1986 è formatore in Medicina Generale e incaricato dell’insegnamento tutoriale agli studenti del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino.
Membro della Sezione Piemontese del Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospedaliera, collabora a riviste mediche specializzate con articoli di storia sanitaria. Ha pubblicato nel 1999 “La Compagnia di San Paolo e il Servizio Sanitario per i Poveri nella Città di Torino. 1814-1851”, ha collaborato ai volumi “L’OSPEDALE MILITARE. Una risorsa per Torino” nel 2006, “Il Regio Manicomio di Torino. Scienza, prassi e immaginario nell’Ottocento italiano” nel 2007, e “La Compagnia di San Paolo 1564-2013” (capitolo Gli Ospedali)

Dal mese di marzo 2015 il dottor Lupano andrà in pensione e per l’occasione gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza di medico a Trofarello.

Dottor Lupano, quali sono state le sue prime impressioni?
«Quando sono arrivato a Trofarello, ero appena sposato, mia moglie ed io ci siamo subito trovati bene in questa città: lei insegnava in una scuola di Cambiano ed io nel nuovo ambulatorio, ho trovato subito un bell’ambiente che mi ha dato molto sia dal punto di vista professionale che da quello umano».

Come è cambiato, nel tempo, il compito del medico di famiglia? 
«Fino agli anni settanta, il sistema sanitario nazionale era basato su vari enti mutualistici, con diversi gradi di assistenza e solo per i lavoratori e i loro familiari, quello più conosciuto era l’Istituto Nazionale per l’ Assicurazione contro le Malattie (INAM).
Nel 1978 nasce il Servizio Sanitario Nazionale, che estende la copertura sanitaria a tutti i cittadini e con esso la nuova figura del medico di famiglia, il quale svolge un ruolo di assistenza di primo livello al paziente e funge da filtro per accedere alle varie prestazioni sanitarie.
Il medico di famiglia, che deve formarsi per tre anni prima di essere tale, non è solamente colui che compila e fornisce ricette per farmaci o prescrizioni per visite o analisi, ma assume nei riguardi dei cittadini che lo scelgono la responsabilità complessiva di tutelare la loro salute, con compiti diagnostici, terapeutici, riabilitativi, preventivi, individuali e familiari e di educazione sanitaria».

E i pazienti sono diversi da allora?
«Si, oggi i pazienti sono più consapevoli e responsabili e il medico ha il compito di informarli in modo chiaro sul loro stato di salute, qualunque sia la diagnosi».

Quale sarà il futuro della sanità italiana?
«Il nostro Servizio Sanitario è uno dei migliori nel mondo, con una spesa che è inferiore a quella di altri paesi europei: ciò malgrado, in nome di un presunto  risparmio e adducendo come motivo la crisi economica, si sta tentando di ridimensionarlo se non addirittura smantellarlo. In realtà, avere una popolazione in salute è un investimento e non una spesa: difendere il servizio sanitario è un impegno irrinunciabile da parte di tutti noi».

Adesso ha deciso di andare in pensione, per quale motivo?
«Innanzi tutto perché penso che il lavoro di medico richieda il massimo impegno e capacità e ritengo che questo sia il momento giusto per lasciare la professione ed avere ancora energie per altre attività e soprattutto per dedicarmi alla mia famiglia».

Le mancherà il suo lavoro?
«Certo mi mancheranno i miei pazienti con cui nel tempo si è instaurato un rapporto di reciproca fiducia, ma continuerò il mio lavoro di formazione dei giovani medici e terrò seminari sulla storia della sanità pubblica; sicuramente non mi annoierò».

Appunto, avendo più tempo libero, potrà dedicarsi ai suoi hobby ed interessi, ci può dire quali?
«Come dicevo prima finalmente passerò più tempo con la mia famiglia; amo molto la montagna e potrò coltivare anche questa mia passione».

Non ci resta che augurargli in bocca al lupo per la sua nuova vita e ringraziarlo anche da parte dei suoi pazienti per il lavoro svolto negli anni.

Luciana Regis

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