“Gioggia”, mamma web in equilibrio tra carriera e famiglia

GiorgiaDErrico (Mobile)Giorgia D’Errico, trofarellese trapiantata a Roma

www.ammammablog.wordpress.com, quotidiani funambolismi di una mamma innamorata e super impegnata


Una giovane donna in carriera, trapiantata in una città, Roma, che lei stessa definisce meravigliosa per i turisti ma molto difficile per chi ci abita. La nascita di un figlio, nuove esigenze da incastrare in ritmi già frenetici. Tutti questi ingredienti danno vita al blog “Ammablog. Ogni mattina mi sveglio e penso: ce la posso fare!“. L’autrice Giorgia D’Errico, 34 anni, trofarellese di nascita, con tenerezza, ironia ed intelligenza riesce a tratteggiare i quotidiani funambolismi di una mamma innamorata e super impegnata; nelle sue parole ogni donna che si trovi a far coesistere carriera ed affetti potrà ritrovare un po’ di se stessa, tra un sorriso ed una riflessione.

Raccontaci un po’ di te e del tuo percorso professionale.
«Ho seguito un percorso di studi umanistico, lettere con indirizzo artistico, ma mi interesso di politica da quando avevo 16 anni. Dopo un’esperienza di campagna elettorale, l’allora Ministro del Lavoro Cesare Damiano mi ha proposto di seguirlo come assistente parlamentare alla Camera, nella 16a legislatura. Ho avuto la fortuna di lavorare con un parlamentare molto esigente, che forma i propri collaboratori. I primi tempi mi interrogava ogni settimana per verificare la mia preparazione. Ho dovuto studiare tanto, è stato faticoso ma enormemente istruttivo».

Quindi ti seitrasferita a Roma per lavoro.
«Sì, e là ho avuto la fortuna di incontrare “sul campo” mio marito. Dal 2011 al 2013 sono tornata a Torino, per occuparmi di politiche giovanili nello staff del sindaco Fassino. Questa esperienza sul territorio è stata molto importante, perché talvolta l’attività parlamentare ti fa sentire lontana dalla vita reale. Con la nuova legislatura Damiano mi ha chiesto di tornare a lavorare con lui, dal momento che avrebbe ricevuto l’incarico di Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. Un’opportunità molto allettante in termini di formazione professionale e che mi ha anche permesso di riunire la famiglia a Roma».

Poi arriva tuo figlio. E con lui nasce anche il blog.
«Ritrovarmi mamma lontana dalla mia famiglia e dagli amici -cosa che non avrei mai immaginato- mi ha indotto ad usare dapprima Facebook e poi il blog per condividere con loro piccoli momenti di vita che diversamente avrebbero perso. Ma non è solo questo. Il blog mi permette di condividere la difficoltà di gestire un lavoro nel quale credo, ma che impegna gran parte della mia giornata, senza privare mio figlio di nulla. Mi aiuta ad esorcizzare le mie ansie di “mamma italiana».

Uno dei post di Giorgia D'Errico

Uno dei post di Giorgia D’Errico

Perché nel blog chiami tuo figlio Pisolo?

«Quando è nato ha dormito praticamente per tre giorni di fila. Per questo motivo Federica, mia sorella, l’ha soprannominato pisolino, diventato poi Pisolo».

Parliamo della Giorgia mamma, perché ti definisci una “mamma italiana”?
«Perché mi sono scoperta ansiosa e eccessivamente protettiva. Pisolo frequenta il nido da quando ha otto mesi e fin dal primo giorno è entrato sorridente. Quando abbiamo fatto l’inserimento io ero l’unica mamma fuori dalla stanza, mentre le altre venivano continuamente richiamate dentro perché i loro bambini piangevano, cercandole.  Pisolo, invece, non mi cercava. Ammetto di averne sofferto anche se, razionalmente, è una grande fortuna. Talvolta mi ritrovo ad elemosinare un bacio o a sperare che mi chiami mamma, mentre spesso per lui sono semplicemente “Gioggia”. Mio figlio ha con me e mio marito un rapporto di assoluta autonomia, che non ti aspetteresti in un bambino di due anni. E’ lui che ci cerca, con i suoi tempi ed i suoi modi. Dal canto nostro noi cerchiamo di fare in modo che ci senta sempre presenti».

Sensi di colpa?
«I sensi di colpa inevitabilmente ci sono, bisogna imparare a gestirli. Talvolta noi mamme in carriera cerchiamo di darci delle giustificazioni, dicendoci “in fondo lo sto facendo per te”. Ma in tutta sincerità mi rendo conto che molte scelte sono rivolte alla mia personale crescita professionale. Può sembrare duro da parte mia, ma ritengo che come generazione abbiamo fatto talmente tanta fatica ad affermarci che non ci basta essere solo madri. Spesso siamo costrette ad esserlo, ma è un’imposizione, non una scelta».

Un lavoro impegnativo come la politica, una famiglia. Ma come fai?
«Non è semplice gestire insieme affetti e politica, che spesso è un’attività prettamente maschile. Per quanto riguarda il rapporto di coppia mi aiuta moltissimo il fatto che mio marito viva lo stesso mondo, mi comprende. In famiglia abbiamo una suddivisione dei compiti veramente da pari opportunità. Per le emergenze subentrano i nonni: a Roma, ad un’ora d’auto, ci sono quelli paterni. E al bisogno i miei genitori, Emidio e Rosanna, corrono in soccorso. Il legame tra i miei e Pisolo è fortissimo, al punto che se torno a Trofarello senza di lui c’è il rischio che non mi aprano la porta! Inoltre ho la grande fortuna di avere zia Antonietta, sorella di papà, a Roma, che è una bravissima pediatra. E’ una grande tranquillità».

Sono colpita dal ruolo di tuo marito, non è così comune che gli uomini siano tanto presenti nella vita dei figli.
«Per me è normale, perché sono cresciuta con un papà che si è sempre occupato direttamente dei figli, per quanto mia madre avesse fatto la scelta di dedicarsi completamente a noi finché non fossimo cresciute. Ma noto con rammarico che molti dei miei coetanei, ora genitori, da questo punto di vista sono tornati indietro, forse perché le donne non trovano più così diffusamente occasioni di lavoro».

Cosa vedi nel futuro tuo e di Pisolo?
«Mi auguro per lui un futuro migliore di quello che hanno lasciato a noi. Sono un po’ arrabbiata con la generazione dei nostri padri, perché non sono riusciti a difendere e rilanciare le conquiste ottenute dai loro genitori, soprattutto nel lavoro e welfare. Loro hanno vissuto un periodo di crescita professionale e sociale, noi invece abbiamo fatto una regressione. Per quanto mi riguarda sono consapevole di avere un lavoro molto precario, ma mi auguro che l’esperienza maturata possa dare i suoi frutti. Il futuro, per quanto mi riguarda, è tutto da costruire».

E il blog? Per quanto tempo pensi di portarlo avanti? Come vivrà tuo figlio la consapevolezza di essere una star del web?
«Mi piacerebbe portarlo avanti almeno fino alla durata della scuola materna di Pisolo. Quando lui inizierà a capire si vedrà. Potrebbe diventare un problema per la sua privacy, anche se in realtà io non parlo direttamente di lui. Al momento, avendo solo due anni, non ne non sa nulla. Quando sarà in grado di capire, laddove non gradisse, cancellerò tutto».

Oppure potrebbe essere lui ad aprire un blog, con il suo punto di vista.
«Perché no? – sorride – Potrebbe titolarlo: “Come fare con una mamma apprensiva”».

 

 

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