UN PASSO INDIETRO: «Poca voglia di libertà, politica fatta al passato: ecco perché non mi candido»

Gianluca Mantoani rompe il riserbo mantenuto sino ad oggi e spiega le ragioni del suo ritiro dallo scenario politico locale.

CENTRO – Da alcuni mesi un protagonista importante della politica trofarellese ha fatto un passo indietro. Gianluca Mantoani, impegnato con passione nel centro sinistra, è stato per anni fortemente attivo nella formazione Proposta, della quale è stato anche coordinatore. Alcuni mesi fa ha deciso di allontanarsene, adducendo non precisati “motivi personali” a giustificazione della sua mancata candidatura alle amministrative 2016, candidatura che molti davano per scontata.

Una decisione che ha dato il via ad una ridda di ipotesi e voci di corridoio, che Mantoani a lungo, pazientemente, ha deciso di ignorare. Tuttavia,

«come diceva Totò: “ogni limite ha una pazienza”. Ho taciuto per favorire l’eventuale ricomposizione di un fronte in grado di togliere l’amministrazione alle forze che da anni guidano questo paese in modo insufficiente e dannoso. Ma non posso tollerare ulteriormente le voci che circolano, in particolare quella che mi dipinge come il candidato “bruciato” dal PD».

Ci spiega come sono andate le cose?

«La mia candidatura non è stata “bruciata”, né dal PD né da altri. La mia disponibilità come candidato era finalizzata ad un progetto politico preciso. Una lista con tre prerogative: unitaria, libera, civica. Condizione essenziale era che i partiti contassero esattamente come chiunque altro. Un progetto è fatto di persone e le decisioni si prendono in gruppo, dove ognuno vale uno. Un equilibrio, questo, che ha caratterizzato Proposta in questi 5 anni, rotto dal PD che ha nominato un “candidato di partito” per concorrere a primarie contro i due aspiranti candidati già emersi in Proposta (io e Cavaletto). Siccome questo passaggio negava un presupposto base del progetto, abbiamo rifiutato».

Cambiata la situazione, quindi niente candidatura.

«Su questo nodo il progetto si è bloccato e io ho valutato che le condizioni fossero venute meno, per cui ho deciso di fare uno o due passi indietro. A quel punto, curiosamente, il PD, dopo avere propugnato le primarie come unico strumento adeguato per scegliere un leader, ha scelto di appoggiare l’unico candidato – il riferimento è a Marco Cavaletto – che da subito aveva dichiarato di non volersi sottoporre al rito delle primarie perché il suo curriculum vitae lo rendeva adatto al ruolo di sindaco “a priori”».

Cosa è mancato?

«È mancata la disponibilità a continuare un percorso di libertà. La situazione politica che si è venuta a creare mi ha fatto ravvisare l’impossibilità di realizzare il progetto per il quale mi ero reso disponibile.  Non essendo disponibile ad altri progetti politici, e non avendo ambizioni di carattere personale legati alla politica, pur essendone appassionato e ritenendo che interessarsi all’amministrazione della cosa pubblica sia un dovere civico ed un servizio, per serietà mi sono tirato indietro».

È un’accusa contro i partiti?

«Come dicevo, il progetto di Proposta era quello di una lista unitaria, libera, civica. Ma se non c’è libertà nella testa e nel cuore delle persone coinvolte la lista non può essere libera. I partiti non sono “il male”, così come altre forme di partecipazione non sono “bene” o “male” in sé. Tuttavia ho verificato che due su tre delle caratteristiche che ritenevo essenziali erano irraggiungibili: quella dell’unitarietà e quella della libertà. Ero disponibile a incarnare un determinato progetto, ma quando il progetto stesso cambia inevitabilmente deve trovare un interprete diverso».

Trofarello perde così una voce della politica locale?

«Politica viene da Polis. Ricordiamolo sempre. Significa impegnarsi per la città. Non c’è solo la contrapposizione ideale o ideologica, e non c’è solo il controllo dell’amministrazione e delle sue risorse. Ho scelto di fare un passo indietro da questo ambito, ma ciò non significa che mi sia ritirato dalla “polis”. Non ne sarei capace. Per migliorare la qualità della vita e la socialità ci sono anche altre possibilità di impegno. Ad esempio comitati e associazioni che sono una ricchezza relazionale. Sono operativi ed efficaci e giovano sia a me che al paese».

 

Sandra Pennacini