Alla Trisoglio ricordi e memorie per la festa dei nonni

CENTRO – Il 2 ottobre si è festeggiata in tutta Italia la Festa dei Nonni. La festa cade nel giorno degli angeli custodi. Si è voluto dedicare ai Nonni il 2 Ottobre proprio perché loro sono come Angeli Custodi per i loro nipotini. La Festa dei Nonni è stata istituita nel 2005 per riconoscere ufficialmente il ruolo fondamentale dei Nonni nella società, in special modo nell’aiutare la famiglia nell’accudimento dei nipoti. E anche alla casa di riposo Trisoglio hanno ricordato la giornata dei nonni. Verina Milanaccio è una delle nonne più in gamba, con lei ripercorriamo la sua vita e raccogliamo le sue riflessioni su questa festa. «In questo giorno della festa dei nonni, vorrei radunare i miei nipoti, sparsi per il mondo e regalare loro, i sapori e profumi che hanno allietato la mia infanzia insieme alla gioia e serenità che provai io allora. E siccome non è possibile averli vicino a me prego i loro angelicustodi che li seguano nel cammino della loro vita». Ci parli di lei. «Sono nata 90 anni fa al Lingotto nella prima periferia di Torino. In quella zona, intorno agli anni ’30, incominciavano a fiorire industrie alimentari più o meno grandi che scandivano, con il loro profumo, i giorni della settimana.
Il lunedì profumo di sapone da bucato: un bucato faticoso sbattuto sugli assi di legno e sciacquato alle fontane, esisteva infatti una “via delle fontane”.
Il martedì, agli avanzi di questo sapone, venivano aggiunti, glicerina e un’essenza dal romantico nome di giacinto innamorato per realizzare delle saponette da bagno.
Il mercoledì il profumo diventava vigoroso; le distillerie Carpano preparavano il Vermuth: vino liquoroso, usato per lo più, come aperitivo, per persone forti.
Il giovedì e il venerdì per noi bimbi aleggiava un profumo di biscotti sfornati dalla Delta. Questi biscotti venivano chiamati gallette ed erano biscotti da latte. Il sabato, questi dolci: quelli rotti e non perfetti venivano venduti a metà prezzo. La domenica era il giorno del bollito: si preparava il soffritto di cipolla e rosmarino come base per un buon risotto aggiungendovi man mano il brodo a mestoli. Il bollito veniva accompagnato dal famoso bagnèt alla piemontese. La domenica pomeriggio, se eravamo stati buoni, la nonna ci preparava le frittelle di mele, da un gusto leggermente speziato e veramente delizioso.
Alcuni di questi cibi esistono ancora, altri, sommersi dal progresso li portiamo nel nostro cuore e nella nostra mente, gelosamente custoditi perché sono i profumi della nostra infanzia e della nostra gioventù che, come canta malinconicamente la famosa “Piemontesina”: Non torna più. Un consiglio da dare ai suoi coetanei? «Viviamo serenamente la nostra vecchiaia – ribatte Verina Milanaccio – senza rimpianti, in compagnia dei nostri amici».

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