Diatriba per la collanina smarrita durante l’intervento

Angela Saravesi

CENTRO – Il dolore per la morte della madre, il senso di smarrimento per una scomparsa improvvisa ed inaspettata e la polemica per una storia che ha certamente una spiegazione nei fatti strani della vita. Così la scomparsa della mamma Angela Saravesi ha sconvolto Bruna Gianolio che si è vista sfuggire la mamma da un arresto cardiorespiratorio il 23 agosto. La sua mamma quel giorno è nell’orto, quando viene colpita da un malore. Sul posto intervengono, come da protocollo tre differenti ambulanze. La base e la medicalizzata. Sono momenti di grande concitazione, i volontari del soccorso liberano il petto e iniziano a fare tutto quello che devono, messaggio cardiaco, manovre per far ripartire quel cuore in arresto. Angela Saravesi però non ce la fa e non si riprende. Dall’orto, dove era iniziato l’intevento di rianimazione, viene spostata nel cortile e poi in casa. Il medico dell’ultima ambulanza si limiterà a constatare la morte della signora. Oggi Bruna Gianolio racconta la sua storia con una punta di amarezza. Quella di non aver potuto rientrare in possesso di una collanina d’oro che la madre le aveva promesso. «Nulla da ridire sull’intervento per salvare la mamma. Hanno davvero fatto di tutto. Resta però l’amaro in bocca per quella colllana d’oro che è inspiegabilmente starita. Siamo sicuri che la mamma aveva quella collana al collo e dopo la sua morte era sparita. Non accuso nessuno ma qualcuno si è impossessato di questo effetto personale approfittando della drammaticità del momento. Sono sicura al mille per mille che la mamma aveva al collo la collana. Chi ha compito questo gesto non merita il titolo di volontario perché offende chi lo fa al meglio – lamenta la Gianolio che si è recata sia nella sede di Moncalieri che in quella di Trofarello – A rendere ancora più amara la situazione è il fatto che sto ancora aspettando dagli enti competenti delle risposte». La Croce Rossa affida la propria risposta al presidente della sezione locale Enrico Andrea Sacchi. «La Croce Rossa di Trofarello rinnova le proprie condoglianze a tutta la famiglia della signora Saravesi. Ci da molto rammarico il fatto che qualcuno pensi che i Volontari della Croce Rossa possano appropriarsi di beni altrui. Con forza e decisione respingiamo questa accusa, visto che sono solo congetture e pensieri non avvalorati da alcuna prova. Siamo stati contattati quasi trenta giorni dopo il servizio, e abbiamo fornito tutte le informazioni a nostra disposizione per ritrovare l’oggetto smarrito. Abbiamo chiesto al personale dei due mezzi intervenuti che cosa ricordassero, per poter dare un ulteriore aiuto alla famiglia.
La Croce Rossa Italiana è presente a Trofarello da quasi quarant’anni e con i suoi 160 Volontari e i 15 che stanno per entrare, è la più grande realtà di volontariato presente sul territorio. In questi 40 anni non è mai stata mossa un’accusa del genere contro la nostra Associazione.
I Trofarellesi ci affidano quotidianamente il loro bene più importante: la propria vita. I nostri Volontari se ne prendono cura secondo i Principi e Valori dell’Associazione. Non potremmo mai tradire questa fiducia che ci viene fornita incondizionatamente tutti i giorni. Molto spesso ritroviamo sui nostri mezzi oggetti dimenticati durante i servizi e ci impegniamo al massimo affinché possano tornare nelle mani dei proprietari. Comprendiamo che la situazione possa portare a conclusioni affrettate – conclude Sacchi – ma siamo sicuri che una più attenta analisi fatta con maggior calma e tranquillità, possa far comprendere di aver commesso uno sbaglio nell’identificarci come responsabili. Per questo saremo lieti di accogliere le doverose scuse, sicuri di operare sempre con la massima onestà che ci contraddistingue».

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