«Mi aiuto a mantenermi per crearmi il futuro»: i lavoretti degli universitari

CENTRO – Studiare è importante, certo, ma anche molto caro! Secondo un’indagine di Feder consumatori, uno studente che risiede in una città sede di ateneo spende tra i 1.500 e i 1.600 euro all’anno, tra retta, libri di testo e trasporti. Per chi, invece, si trasferisce in un’altra città, i costi lievitano. Gli studenti fuori sede spendono in media tra gli 8 e i 9,5 mila euro all’anno, tra rette, libri, vitto e alloggio e trasporti. È per questo che molti universitari decidono di affiancare agli studi una qualche forma di “lavoretto”, che permetta loro di alleggerire le spese a carico del bilancio familiare.

Domiziana Maccagni – 21 anni, studentessa di matematica – offre ripetizioni a ragazzi delle scuole superiori, e racconta: «Ho iniziato su esempio di mio fratello Tommaso, attraverso conoscenze e professori delle superiori. Lo faccio per avere un piccolo introito personale, ma anche per essere più indipendente. Tuttavia, c’è l’aspetto negativo dell’organizzazione del tempo: non è sempre facile conciliare lavoro, studi e magari anche qualche passione». Domiziana sottolinea poi il fatto che, al di là degli aspetti materiali, esiste anche una parte più “emotiva” che soggiace a questo tipo di attività. «Provo grande soddisfazione quando un mio “allievo” capisce ciò che spiego o prende un bel voto sull’argomento che abbiamo trattato insieme».

Federico Bolfo – 23 anni, studente di ingegneria aerospaziale – come Domiziana offre ripetizioni, a cui aggiunge la passione per la pallacanestro, essendo, oltre che giocatore, anche un direttore di gara. «Ho iniziato a dare ripetizioni grazie a un passaparola tra ragazzi conosciuti in oratorio, mentre per quanto riguarda l’arbitraggio ho avuto la fortuna di partecipare, durante il terzo anno delle scuole medie, a un corso proposto dalla mia squadra del tempo. Principalmente le ripetizioni le faccio per arrotondare, invece arbitrare è sì un modo di guadagnare qualche soldo, ma anche un’attività che mi piace e mi permette di stare a contatto con uno sport che mi appassiona e che conosco da molto tempo». Anche per Federico sussiste la difficoltà di conciliare tutti gli impegni e di trovare spazio per i propri hobby, in particolare se si considera che «spesso, soprattutto arbitrando, capita di trascorrere magari cinque o sei ore fuori casa di venerdì o di sabato sera, quando vorresti uscire e vedere amici che in settimana non vedi».

Davide Marongiu – 25 anni, laureato in Scienze delle attività motorie e sportive, diplomato in Massoterapia, attualmente studente di Posturologia clinica – racconta che, durante l’università, «lavoravo nelle stagioni estive come assistente bagnanti o lifeguard nelle spiagge della Sardegna e della Liguria, per potermi pagare gli studi ed essere indipendente». Attualmente, Davide affianca, agli studi di posturologia, il lavoro come lifeguard presso la palestra Virgin Active di Moncalieri e quello di massoterapista. «Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente quello di essere indipendenti e di potersi togliere alcuni sfizi personali. Tra gli aspetti negativi, invece, c’è il fatto di rinunciare ad alcune uscite con i propri amici e a una buona parte del tempo libero che si potrebbe avere affrontando solamente l’impegno universitario».

Infine, Luca Scalenghe – 20 anni, studente di ingegneria informatica – dice che, per non gravare interamente sui genitori e dato che la paghetta non basta mai, «do ripetizioni e faccio l’ufficiale di campo di pallacanestro, ossia il classico “segnapunti”. Le ripetizioni le ho iniziate perché, frequentando l’università, avevo del tempo libero e alcuni miei conoscenti hanno iniziato a fare il mio nome a chi aveva bisogno di una mano con lo studio, quindi l’inizio è stato abbastanza casuale. Trovo che questa attività sia stimolante e anche divertente, perché si instaurano nuove amicizie e si rivivono le difficoltà che si avevano alle superiori». Luca aggiunge un aspetto negativo che non era emerso tra i precedenti intervistati: «C’è la possibilità che arrivino delusioni, in particolare se un ragazzo prende un brutto voto anche dopo aver svolto un buon lavoro a casa». Poi racconta della sua esperienza come ufficiale di campo: «Ho iniziato questa attività per continuare a seguire la pallacanestro da vicino nel periodo in cui avevo smesso, coniugando lavoro e passione in tre orette ogni weekend. L’investimento di tempo non vale in realtà ciò che si viene pagati, specialmente in periodo esami dove il tempo per studiare non sembra bastare mai. Essendoci però la passione per lo sport, il tutto risulta un po’ più facile».
Davide Lucchetta

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