Non voglio morire – Nelle librerie il nuovo libro del trofarellese Stefano Peiretti

CENTRO – Il 6 Dicembre 2021, 14° anniversario di una delle più tremende tragedie sul lavoro nell’Italia contemporanea è uscito in libreria il nuovo libro del trofarellese Stefano Peiretti, “Non voglio morire”. L’opera è dedicata alla memoria di Rocco, Bruno, Rosario, Roberto, Angelo, Antonio e Giuseppe: i sette operai morti nel rogo della ThyssenKrupp di Corso Regina in Torino. Il tema della sicurezza sul lavoro è di stringente attualità e questo libro vuole riaffermarne la centralità, nel contempo facendo memoria di un evento che ha pesantemente segnato la città di Torino e l’Italia tutta.
L’opera è attribuita a un personaggio di fantasia, che vuole rappresentare un giornalismo che sa ancora interrogarsi e vivere passioni civili. La raccolta di testimonianze è stata un’intensa esperienza dell’autore. «I dialoghi con i famigliari sono stati intenzionalmente resi nella loro natura di condivisione e non elaborati in forma di asettica intervista» commenta Peiretti . Il volume, la cui copertina è stata realizzata dallo studio Essemme di Trofarello di Monica Turra e Stefano Liboni, porta la prefazione di Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla tragedia e poi deputato (XVI e XVII Legislatura). Nelle sue intense pagine, egli consegna il suo vissuto di quella fatale notte e il costante riverbero che essa ha ancor oggi. La vicenda ripropone la storia di Luca Mariani che lavora da qualche tempo nella redazione di un giornale torinese, quando la lettura di un pezzo in prima della sua più esperta collega Chiara Monti gli ripone di fronte una tragedia i cui contorni sono piuttosto sfumati nella sua memoria: il rogo all’acciaieria ThyssenKrupp, che costò la vita a sette operai. Sette vite spezzate da uno dei più tremendi incidenti sul lavoro dell’Italia contemporanea. Il suo impegno è fatto soprattutto di turni al desk e di pezzi taglio basso nelle pagine interne, sideralmente lontani da quella prima che il 6 dicembre 2019 è largamente occupata dall’urlato monito alla necessità di non dimenticare. Un incubo durante la notte lo spingerà a interessarsi di quell’evento doloroso, ferita aperta per la Torino pur sempre città industriale e operaia. Emblematica conferma di quanto si continui a “morire di lavoro”. Una scelta d’impegno che segnerà una svolta umana e professionale. Un’opzione valoriale che lo porterà ad affrontare un viaggio di approfondimento delicato e rispettoso: il giovane giornalista, grazie al supporto della collega, riesce a incontrare i familiari delle vittime che gli fanno vivere, attraverso i loro racconti, la portata dei drammatici fatti di quel 6 dicembre 2007. Portando in pagina le loro parole, l’autore lascia emergere emozioni e ricordi a distanza di così tanti anni dall’evento. Quale futuro è possibile, dopo questo trauma? Come si può trasformare il flusso di emozioni in impegno per trasmettere sempre e comunque speranza?» sono le domande che si pone l’autore.
Stefano Peiretti, torinese di nascita, trofarellese d’adozione, classe 1988 è laureato in Informatica, consulente informatico, docente e formatore. Appassionato di didattica, psicologia, pedagogia, teologia, letteratura, musica e iconofìlia. Diacono transeunte presso la Chiesa Cristiana Vetero-Cattolica e attivista per i diritti civili e le pari opportunità.


Autore di “Franco e Gianni – 14 luglio 1964” (2017 – Echos Edizioni) sulla vita della prima coppia omosessuale unita civilmente a Torino nel 2016, “Non sono come tu mi vuoi” (2018 – Echos Edizioni) e “Le trappole dell’anima” (2019 – Pathos Edizioni) sulla violenza di genere percepita, subita e sommersa e di “#CrediInTe” (2020 – Aracne Edizioni) su bullismo e cyberbullismo.
Con “Non voglio morire – Torino 6 dicembre 2007” racconta la tragedia della ThyssenKrupp corredata dai racconti inediti dei familiari delle vittime. Le scelte stilistiche e di registro dell’autore, soprattutto il rilievo dato ai dialoghi e alla loro intensità, sono nate dalla volontà, tenacemente perseguita, di rendere fruibile a tutte le età il romanzo, affinché la memoria di questo evento non venga mai persa, soprattutto dalle nuove generazioni. Non è un’opera pensata per entrare nel particolare giudiziario e che nemmeno indugia sugli aspetti politici. Indubbiamente, però, è evidente che il volume assuma un ruolo di sensibilizzazione. «La ferita che Torino ha ancora aperta non si potrà mai rimarginare e dovrebbe essere da monito all’intera Italia e ai governanti per avere maggior sicurezza sui luoghi di lavoro» conclude Peiretti.

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