Editoriale – Un 25 aprile coi fiocchi

16_2015_25_aprile_1Siamo alla fase 2.0. Quella dell’analfabetismo libertario di ritorno e della mancanza di coraggio.

Analfabetismo storico frutto dell’opulenza e del benessere. Analfabetismo per la troppa apparente libertà che cela una schiavitù del sistema. Siamo schiavi del lavoro, dei padroni, delle banche, dei mariti gelosi, e della violenza sulle mogli, dei figli contesi, del conto in banca e del profitto, del conto in rosso e delle cartelle esattoriali, delle commissioni bancomat e delle mogli separate, dei genitori possessivi e dei figli che non trovano lavoro.

Di una costituzione che fino a ieri esaltava una Repubblica fondata sul lavoro mentre oggi non sappiamo più se viviamo in una Repubblica ma siamo certi che il lavoro è solo più un miraggio.

Viviamo schiavi dei vicini di casa, dell’amministratore, di una società benpensante e del dirimpettaio malpensante. Delle macchinette mangiasoldi e delle lotterie di Stato che regalano speranze e seminano povertà.

I nostri padri, i nostri nonni, dopo anni di guerra e di schiavitù hanno saputo prendere il coraggio con le mani e trasformare il loro futuro, nella consapevolezza di un passato drammatico. E intanto, nel ricordo del 25 aprile, i principi di democrazia e di liberazione si sono appiattiti, sotto il peso del benessere apparente.

Ora spetta a noi comprendere che quel 25 aprile deve vivere anzi rivivere. Essere nuovamente partigiani, combattere per non farci schiacciare da un sistema che ha cancellato le diversità, le divergenze, l’uguaglianza. Che il 25 aprile di quest’anno sia la consapevolezza delle nuove schiavitù. La voglia di ripresa e l’istinto di libertà che ogni uomo dovrebbe avere.

Viva la libertà, viva l’Italia. A voi tutti un 25 aprile coi fiocchi.

Roberto D’Uva

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