Morosi con la mensa: pugno duro del comune

mensa-scolastica-5001Centro – Sono passati pochi minuti dalla pubblicazione sul web dell’articolo relativo alla possibilità che il comune aumenti le tariffe per porre rimedio al buco da 75 mila euro nelle casse comunali, dovuto ai mancati pagamenti del servizio di refezione scolastica da parte di un buon numero di famiglie trofarellesi, che già si è scatenato il balletto delle precisazioni e delle proteste. «Il succo della questione è che il buco da 70, 75 mila euro esiste ed è stato causato dai mancati versamenti. La soluzione è che venga adottato il pugno duro nei confronti di quelle famiglie che non pagano – puntualizza il sindaco Gian Franco Visca – Anche a costo di adottare provvedimenti drastici come l’interruzione del servizio di refezione scolastica nei confronti di quelle famiglie morose. Proprio per evitare di non dover far pagare alle famiglie che hanno sempre pagato e che si sono sempre comportate bene. Riteniamo non sia giusto scaricare sulla totalità delle famiglie il peccato di poche. Il regolamento approverebbe l’interruzione del servizio per costringere le famiglie inadempienti a pagare ed evitare provvedimenti ancor più drastrici e generalizzati come appunto il ritocco all’insù delle tariffe del servizio di refezione». Clamorosa marcia indietro, notizia civetta, per vedere la reazione del pubblico, mancanza di chiarezza o semplice incomprensione tra fonte , (il sindaco) ed il cronista, resta il fatto che nelle casse comunali c’è un buco da 70 mila euro che qualcuno dovrà ripianare: che siano le famiglie inadempienti alle quali potrebbe essere applicato il fermo amministrativo della forchetta o le famiglie dell’intero istituto comprensivo, su cui si rischierebbe di far pesare un aumento delle teriffe. La strada da intraprendere sarà quella dell’attuazione di un nuovo regolamento mensa che dovrebbe prevedere appunto la possibilità di rifiutare il pranzo ai bambini i cui genitori non pagano il servizio. La decisione al consiglio entro la prima metà di gennaio 2016.

Roberto D’Uva

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