Viaggio tra i ristoratori e le associazioni della città dopo l’ultimo decreto anti Covid

CENTRO – Il nuovo DPCM, in vigore da martedì 14 ottobre 2020, ha sollevato non pochi dubbi e polemiche in merito alle nuove restrizioni introdotte per limitare i contagi, che, come già ci si aspettava, sono tornati a crescere. È veramente difficile fare delle previsioni su come evolverà la situazione durante i prossimi mesi autunnali e invernali e tale incertezza si riflette sulle disposizioni della nuova normativa. Per questo Città scende in campo per ascoltare alcune voci, di persone che si devono barcamenare, con tutti i dubbi del caso, tra la necessità di allinearsi alle nuove disposizioni, e quella di preservare le proprie attività lavorative, sportive, scolastiche, familiari e via dicendo.

Ilaria Piovano

Lo sport, soprattutto quello di squadra, è sicuramente uno dei punti affrontati dal DPCM. Ilaria Piovano, Vicepresidente del Trofarello Calcio, sottolinea l’importanza di essere intervenuti tempestivamente e in maniera conforme al protocollo, con la prospettiva di continuare a prendere le decisioni in quella direzione: «la settimana scorsa – racconta Ilaria – siamo stati informati che un dirigente della prima squadra maschile era stato trovato positivo al Covid-19. Abbiamo subito attivato il protocollo, mettendo in quarantena fiduciaria tutti i 47 ragazzi della prima squadra e della juoniores (nessuno della scuola calcio) che avevano potuto avere un contatto con lui, quindi sospendendo anche allenamenti e partite e sanificando gli ambienti e le attrezzature da loro utilizzati, che erano a loro uso specifico. Tutti i 47 atleti e membri dello staff, si sono affidati all’autorità sanitaria e si sono sottoposti ai controlli in base alle indicazioni del medico di base. Su 47, 6 ragazzi sono risultati positivi anche se, per fortuna, asintomatici. Attendiamo l’autorizzazione delle autorità sanitarie per riprendere le normali attività sportive in piena sicurezza. Siamo stati e saremo molto attenti e scrupolosi nel seguire ogni regola e indicazione per la prevenzione del contagio in ogni ambito. Chiediamo, come sempre comprensione e collaborazione da parte di tutti».

Massimo Caccianiga

In merito al settore sportivo interviene anche Massimo Caccianiga, Presidente della T-Sec, che delinea una prospettiva non troppo rosea per le attività sportive, non tanto a causa del nuovo DPCM, quanto per la maggiore cautela che ci sarà nel frequentare allenamenti e corsi di qualsiasi genere. «Il nuovo decreto, in linea di massima, per noi che siamo una SD, non crea grandi problemi. Abbiamo un nostro protocollo e tutti i nostri atleti sono tesserati all’interno di federazioni. Quindi siamo in grado di portare avanti l’attività. Il problema è a monte: molti dei ragazzi e delle ragazze che erano presenti l’anno scorso non si sono più iscritti. Anche per le attività di fitness e di palestra c’è stato un crollo di iscrizioni, perché nessuno è in grado di fare delle previsioni per il futuro, e troppa è l’incertezza in merito alle reali possibilità di contagio. Noi abbiamo cercato in tutti i modi di invogliare le persone a tornare in palestra, abbassando le quote, predisponendo rimborsi o voucher, ma rimane comunque la difficoltà di convincere la gente, non tanto per questo DPCM, ma per quello che sta vivendo la società nel suo complesso: non si sa quello che succede domani. E Le palestre ne risentono. Come gestori, non affittando le palestre e con il calo delle quote, ci viene difficile portare avanti la gestione. Abbiamo già reso partecipe il Comune di queste difficoltà e abbiamo cercato con il Sindaco delle soluzioni, ma la situazione certamente non è di quelle più rosee e siamo in attesa di capire cosa ci aspetta in futuro, quasi certi che le cose andranno peggiorando. Da parte nostra possiamo aggiungere che l’associazione oltre alla pulizia ed alla igienizzazione degli impianti ha acquistato un sanificatore in grado di sanificare 1800metricubi, vale a dire tutta la palestra Pertini. Da questo martedì entrerà in funzione rendendo la palestra ancora più sicura nella speranza che le attività posssano continuare. La sanificazione permetterà anche alla scuola media di fare le prioprie ore di educazione fisica in totale sicurezza».

Lorenzo Dughera

A completare il quadro sportivo sentiamo anche Lorenzo Dughera, allenatore di basket della Polisportiva Frassati, che, con due squadre sulle spalle, si è dovuto far carico di una decisione sicuramente non facile. «Dallo scorso martedì, indipendentemente dalle disposizioni del nuovo DPCM, abbiamo deciso di smettere con gli allenamenti, per due ragioni: la prima è perché a Trofarello c’è stato il caso del calcio, in cui un dirigente è risultato positivo e ora tutta la squadra è in quarantena: abbiamo cercato di anticipare i tempi, sfruttando questo precedente. Il secondo motivo è il senso di responsabilità, non tanto nei confronti di noi giocatori che siamo tutti ragazzi giovani, ma per tutte le persone che poi sono a casa coi ragazzi, genitori e nonni, per i quali un caso di positività sarebbe più difficile da gestire. Infatti, con più di venti ragazzi che alleno, vengono messe in contatto indiretto tante persone, nel momento in cui ti trovi ad allenarti e lo fai per forza di cose senza mascherine. Per quanto riguarda le altre disposizioni del DPCM, non condivido la scelta sui locali, perché è vero che sono ambienti di assembramento, ma non sono gli unici, vedi la scuola. Le scelte che sono state prese sui locali forse derivano da atteggiamenti sbagliati che sono stati usati durante questi mesi estivi. Ora per evitare un secondo lockdown sicuramente è necessario riniziare a rispettare delle regole che forse avevamo iniziato a prendere più alla leggera. Il nuovo DPCM punta sicuramente in quella direzione». In linea di massima, nel settore sportivo il nuovo DPCM non sembra aver influito in maniera preponderante sulle scelte effettuate. Il senso di responsabilità sembra farla da padrone.
Ma non sono solo gli sport di squadra a risentire della nuova situazione. Anzi non è solo lo sport.

Cristina Trinchero

Cristina Trinchero lo sottolinea bene parlando delle modalità con cui porta avanti la sua scuola di danza. «Il DPCM è lungo e caotico da leggere e comprendere, ma quello che è chiaro è che sono state sospese tutte le attività da contatto quindi nel nostro caso il passo a due, cioè il balletto di coppia. Personalmente penso che le scuole di danza abbiano delle rigide regole da seguire. Io mi attengo scrupolosamente ad ogni normativa, come per esempio: i 5 metri quadrati per ciascun allievo mentre si danza, i 2 metri e mezzo di distanziamento durante il lavoro alla sbarra, mascherina durante le prove (non durante le lezioni), disinfestazione e areazione dei locali ad ogni cambio ora, ingressi separati e spogliatoi separati tra i vari gruppi, misurazione della temperatura ad ogni allievo prima di entrare. Di fatto, penso che al momento possiamo vantare di essere un luogo sicuro. I nostri allievi che a causa di un semplice raffreddore non possono essere presenti seguono da casa le nostre lezioni attraverso Zoom. Insomma abbiamo cercato senza perdita di tempo di salvaguardare la sicurezza di tutti noi, allievi ed insegnanti e speriamo di poter andare avanti così». Cristina mette poi in luce la volontà di proseguire con la sua attività, consapevole dei rischi, ma anche degli enormi benefici che altrimenti verrebbero sacrificati. «Le difficoltà non mancano e la paura è quotidiana, ma tutti viviamo con la speranza che questo periodo passi presto. Si cerca di fare del nostro meglio e di trasmettere positività ai ragazzi. Il movimento fa bene e aiuta, la danza arricchisce lo spirito, quindi anche se iniziare tutti i giorni è faticoso, alla fine della giornata siamo tutti arricchiti dalla forza dell’Arte. Senza tutto ciò i nostri ragazzi perderebbero un grande punto di riferimento: siamo una parentesi felice nelle loro giornate incerte. Quindi si tiene duro e si va avanti, sperando che le famiglie comprendano i nostri sforzi e che continuino a credere nell’importanza di realtà come la nostra».
A fianco allo sport e alle attività artistiche, il DPCM si occupa di trasporto pubblico. O meglio, delinea la necessità di limitare all’80% la capienza massima. Sono gli studenti per primi a interrogarsi su come una tale disposizione possa essere rispettata.

Stefano Loro

Stefano Loro, studente universitario, sottolinea questo aspetto dicendo che «mi sembra abbastanza ridicolo che si sia previsto il ritorno a scuola senza fare nulla a livello di trasporto pubblico. È una lacuna che sfocia nell’incoerenza: tante norme a scuola, poi gli studenti salgono tutti assembrati sul pullman o sul treno. Quindi tutto quello fatto prima diventa inutile». In linea generale Stefano definisce le norme del decreto meno restrittive di quello che si aspettava, però «a fronte di tutte le nuove direttive di gestione del comportamento delle persone, non credo siano stati forniti gli strumenti sufficienti a chi possiede delle attività, soprattutto ristoranti, locali ecc. Ho l’impressione che ristoratori, baristi, titolari di locali non abbiano abbastanza supporto da parte delle istituzioni».
Ancora, non si può non citare il tema delle feste private. Nel decreto si legge che buona parte dei contagi si diffondono tra parenti e amici, motivo per cui le feste a domicilio siano state limitate alle sei persone, che diventano massimo trenta se si festeggia una comunione, una cresima, un matrimonio in un locale. Cristina Zanin, mamma di due figli ed educatrice delle scuole medie, in questo periodo deve rinunciare alla bellezza di potersi ritrovare con i propri parenti in occasioni che tendenzialmente non si festeggiano due volte nella vita. «Sicuramente – racconta Cristina – le limitazioni del nuovo decreto sono faticose perché vanno a toccare i momenti di festa anche in famiglia. Personalmente abbiamo dovuto rinunciare negli ultimi tempi a festeggiare un battesimo e questo weekend comunione e cresima dei nostri figli. Non è stato semplice e piacevole non poter condividere con tutta la famiglia a cui siamo molto legati. Però capiamo anche che, senza la responsabilità di ognuno nel mettere in atto comportamenti corretti (mascherina, distanziamento), in fretta si può tornare alle situazioni dolorose di marzo e aprile, vanificando anche tutti i sacrifici fatti. Spiace vedere che molte persone continuano ad avere comportamenti non rispettosi, mettendo così a rischio tutti, specialmente le persone più fragili».
Infine, ma forse tra i punti più significativi, c’è quello dei locali, dei bar e dei ristoranti: chiusura alle ore 24, divieto di vendere alcolici dopo le 22, dalle 21 sarà vietato consumare in piedi, chi non ha i tavoli deve chiudere alle 21, per gastronomie e rosticcerie il cibo non può essere consumato nei pressi del locale o in strada, divieto di sostare davanti a bar, pub e ristoranti dalle 21alle 6, così come nei parchi, nelle strade o nelle piazze. Come adattarsi di fronte a così tante disposizioni?

Veronica Giampaolo

Veronica Giampaolo, figlia del titolare del Ristorante Da Pia, mette in evidenza un aspetto a cui forse non si dà troppa importanza quando si pensa all’attività ristorativa. «Un’attività di ristorazione come la nostra – spiega Veronica – non si prefigge lo scopo di sfamare la gente, ma invece quello di creare un’atmosfera gradevole, di far gustare del buon cibo, di far socializzare le persone. In quest’ottica una limitazione temporale al servizio di ristorazione, come quella inserita nell’ultimo DPCM, non va a limitare la possibilità di cibarsi, ma va a intaccare pesantemente la possibilità di creare un’atmosfera rilassata, nella quale le persone non siano costrette a mangiare con il cronometro in mano. Da questo punto di vista siamo preoccupati che queste normative tolgano alle persone il gusto di passare una serata spensierata, motivo che sta alla base della scelta di recarsi in un ristorante. Pur comprendendo la necessità di cercare di contenere l’epidemia non possiamo non tener conto che questi provvedimenti contribuiscano ad allarmare e spaventare le persone, facendo ritenere una sala di ristorazione meno sicura di un pullman o di una metropolitana sovraffollate». Quanto detto da Veronica fa riflettere su quanto sia importante pensare a tutte le attività, dallo sport alla ristorazione, come a qualcosa in più che l’attività stessa. Appunto, ristorante non vuol dire solo mangiare, sport non è solo correre dietro un pallone, festeggiare una ricorrenza in famiglia non è solo far felici i parenti. C’è tanto, tanto altro. Ma di questo “altro” si tiene conto quando si scrivono le regole? È necessario farlo, in una situazione come questa? La risposta non è certo di nostra competenza. Una cosa però è certa: il nuovo DPCM, con le sue disposizioni, mette in luce il tanto buio che ancora regna, tanto nelle nostre teste, quanto in quelle di chi è costretto a scrivere delle norme che, forse, mai avrebbe pensato di dover scrivere. Proverbiale, a questo proposito, è il commento di Nino Morano, titolare del Winchester Saloon, che riassume bene l’enorme voglia di liberarsi e buttare nel WC tutta questa situazione: «Un merdone! – commenta Nino – Solo un merdone!». Davide Lucchetta

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