Mascherina? Si grazie

CENTRO – Campagna di sensibilizzazione per l’utilizzo dela mascherina e per tutte le iniziative volte a ridimensionare la diffusione del Covid 19. Barbara Germano è una imprenditrice che è sottoposta alle chiusure della propria attività di scuola guida, ma nello stesso tempo è mamma di una ragazza che ha avuto problemi di salute per cui è necessario essere particolarmente attenti. «Uso la mascherina dal 2019. La mascherina non è stata utile solo per il Covid. Quando mia figlia si è ammalata ed è stata sottoposta a chemioterapia, la utilizzavo per proteggerla quando non mi sentivo bene – esordisce la Germano – La tenevo giorno e notte. Fa appannare gli occhiali ed è fastidioso. Anche se esistono prodotti appositi, da buona motociclista passo un pezzo di patata sulle lenti: dopo un risciacquo veloce li asciugo, e sono a posto per ore. Le soluzioni si trovano sempre. Al lavoro la pretendo. Sento spesso brontolare i clienti, ma cerco di far capire che è giusto rispettarsi a vicenda: la mia protegge loro e la loro proteggerà me, che ho una figlia da tutelare ed un lavoro in proprio. Perché questo è il vero problema: se si chiude, perché ci sono troppi contagi, abbiamo tutti da perderci. Vedo comportamenti sbagliati e sono stupita. Quello più curioso è stato da parte di un conoscente che si è spostato la mascherina per starnutire, “altrimenti si sporca”. Per fortuna eravamo in luogo aperto!
Al mattino le osservo tutte schierate sul mobile dell’entrata. Mi guardano e sembrano dirmi: “Chi tra noi può esserti più utile? Una chirurgica o una FFP2? Devi stare in posti chiusi con promiscuità di persone? Allora investi sulla salute con quella più protettiva”. Le mascherine lavabili sono ormai parcheggiate nei cassetti, in attesa di essere usate in momenti meno rischiosi. E poi c’è il gel, quello con la giusta percentuale di alcool. Lo travaso in boccette piccole e lo metto ovunque: in borsa, in tasca ed in macchina. Cerco comunque di evitare gli assembramenti ed evito tutte le uscite non necessarie. La vita sociale è ormai online, come gran parte del mio lavoro: non posso permettermi di rischiare. Per fortuna c’è il cibo da asporto, ordinato nei locali di zona, e gli amici dall’altra parte del video.
Durante una pandemia la responsabilità sociale deve essere condivisa tra le parti, altrimenti sarà devastante per tutti… Personalmente cerco di fare la mia parte».

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