Ruggieri e la costituzione Lettera del fronte del No

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CENTRO - “Una testa, un voto? Partecipazione? Chimere della prima repubblica, subito dopo la caduta del
fascismo e per i successivi 40 anni circa. Ora, finalmente, si è (ri-)scoperto che si tratta di intralci per un esecutivo che ha la necessità di prendere decisioni rapidamente (a favore di chi? Per fare cosa?). La Costituzione più bella del mondo? Ma quando mai! Ora, finalmente, si capisce che è la vera responsabile di tutti i nostri guai! Per tanto tempo si è cercato il colpevole, individuato, in successione, nella scala mobile (ricordate, ai tempi di Craxi…), nella conflittualità in fabbrica (accordi del 1993 sulla concertazione), nel sistema pensionistico troppo generoso (dalla prima riforma Amato, passando per Dini e approdando alla Fornero), nell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, senza trascurare, nel frattempo, le responsabilità di ogni sorta di immigrati e giungendo all’adesione all’eurozona come panacea di ogni male. Ma ora il, anzi la, colpevole è smascherata! E’ lei: la Costituzione!”
E’ questa la sostanza del messaggio di quella parte della classe politica che ha confezionato il testo di riforma costituzionale su cui siamo chiamati a votare il prossimo 4 dicembre. Riforma voluta per consentire all’esecutivo di poter prendere decisioni più rapidamente: ma i fatti su richiamati non dimostrano che leggi e provvedimenti per ridurre progressivamente tutele e diritti dei lavoratori dipendenti sono sempre stati assunti senza particolari ostacoli? Riforma votata da una parte di un Parlamento eletto, non dimentichiamolo, con una legge giudicata incostituzionale e, dunque, non rappresentativo della popolazione. Riforma che ha spaccato il Paese e che, già solo per questo, è un grave atto di irresponsabilità poiché la Costituzione, il patto fondamentale tra i cittadini, dovrebbe godere di un’approvazione, se non unanime, almeno molto ampia. Riforma che ci raccontano essere richiesta da tutti da oltre 30 anni e che, però, i più recenti sondaggi rivelano ignota ai più: evidentemente se ne sarà discusso in ristrette cerchie di eletti! Riforma che, insieme alla nuova legge elettorale per la Camera, continua (e completa?) il processo di espropriazione di sovranità statuale e partecipazione popolare che va avanti da circa 20 anni.
Ebbene, noi continuiamo a credere che la partecipazione, oltre ad essere la condizione per una concreta e reale democrazia, sia il miglior antidoto, se non l’unico, ad una deriva autoritaria. Tanto più in una fase in cui, nel nostro continente, soffiano impetuosi i venti che spingono le popolazioni, sempre più impoverite, a ritenere che un uomo solo al comando, o un governo “forte”, sia la soluzione ad ogni problema: sembra, paurosamente, che le lezioni del fascismo e del nazismo, con le rispettive storie di avvento al potere, siano state dimenticate!
Una conseguenza concreta del modello partecipativo che ci sta a cuore è la difesa del principio di sussidiarietà e, dunque, la distribuzione, magari resa meno ambigua, delle competenze tra gli enti locali, prime tra tutti le Regioni. Questa riforma, invece, è esplicitamente e orgogliosamente pregna di una nuova intenzione accentratrice.
E, infine, qualora passasse questa revisione, che ne sarebbe della libertà di stampa, già ora non proprio esemplare (77° posto nella graduatoria internazionale)? Del nostro sistema mediatico, storicamente sempre un po’ codino con il potere? Un sistema capace di sollevare un polverone sul “caso Puppato”, incidente occorso in una sezione dell’ANPI, senza poi dar equivalente risalto alle spiegazioni del nostro Presidente nazionale. Questione rispetto alla quale non vogliamo fare come il “pesce in barile”, ma riconoscere che esiste per tutti il problema di conciliare la propria libertà di espressione, in tutte le circostanze, con l’appartenenza ad una organizzazione. Facile ricordare, a tal proposito, la pratica del “centralismo democratico” vigente per decenni all’interno del fu P.C.I. ma ancora recentemente invocato con nostalgia a fronte dei “capricci” di Bersani e altri, piuttosto che il rifiuto del tesseramento opposto qualche anno fa a Grillo che chiedeva la tessera del PD o, cosa più seria, la sostituzione di 10 membri del medesimo PD nella commissione parlamentare sull’Italicum perché troppo critici. L’ANPI non può che respingere, parimenti, ogni accostamento strumentale ad altre organizzazioni che, per proprie ragioni autonome, danno indicazioni per votare “NO”
Gianni Ruggieri

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