Don Massimo Biancalani e i suoi ragazzi a Vicofaro

«“Disobbedisco e accolgo”: in queste due parole sta tutta l’essenza della missione di don Biancalani, “disobbedire” alle leggi ingiuste di questo nostro paese che configura quale reato il migrare per motivi economici, incurante del fatto che le nostre precedenti guerre di colonizzazione e successivamente di sfruttamento delle loro risorse naturali li hanno condotti ad una vita di sopravvivenza. Nello stesso tempo “accogliere” così come riporta Matteo cap 25, 35-45: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ero forestiero e mi avete ospitato…” ma già in Levitico 19, 33 era contemplato questo precetto: “Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto: il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto…” – spiega Fiorenza Toaldo per il gruppo “10marzo2018”) – L’esperienza di Vicofaro nasce proprio dall’invito che papa Francesco nel settembre 2015 aveva rivolto alle parrocchie e alle comunità religiose affinché ciascuna di esse si facesse carico dell’ospitalità delle persone in fuga da guerre carestie e persecuzioni. Come dimenticare che a nostra volta siamo stati stranieri, nelle Americhe, nelle regioni carbonifere europee. Eravamo o no migranti economici? Don Biancalani ha trasformato la sua chiesa in un luogo che fornisce un tetto a circa 180 immigrati, mettendo a disposizione una cucina in cui preparare i propri pasti. Li ha incoraggiati e sostenuti nell’avviare un laboratorio di cucito: il 20 luglio scorso, qui a Trofarello e con il sostegno decisivo del nostro parroco don Sergio, abbiamo offerto in vendita alcuni loro prodotti. Nel prossimo futuro, spera di riuscire a realizzare una pizzeria per dare loro un’occasione in più di lavoro. Alcuni ragazzi hanno un lavoro, anche se precario, lavorano a Prato nella produzione di abbigliamento, altri in piccole imprese meccaniche. Un ragazzo che abbiamo conosciuto era orgoglioso di fare il saldatore e la sua maggiore aspirazione era quella di ritornare al proprio paese per iniziare a lavorare il ferro. La convivenza con la comunità di Vicofaro non è stata semplice, molti non hanno condiviso la scelta di don Massimo ed anzi l’hanno apertamente contestata. Soprattutto quando lo scorso anno a settembre/ottobre vi sono stati casi di Covid (tra l’altro anche contenuti, su 120 ragazzi ospitati i casi positivi risultavano essere 11).
Ma Vicofaro non è lasciata sola – conclude la Toaldo – ci sono realtà sul territorio che danno una mano portando cibo e vestiario. Noi, del gruppo 10marzo2018, lo sosteniamo inviandogli, di tanto in tanto, contributi finanziari».

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