Scantamburlo ed il tempio del rock

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CENTRO - Svolta nella vita del rock man trofarellese Tony Scantamburlo. Un grande doppio traguardo: 20 anni di attività del locale Peocio e l’ingresso in una nuova band rock. Da chitarrista tuttofare del circolo culturale il Peocio di zona Belvedere, tempio del rock trofarellese, da virtuoso della chitarra elettrica dell’Alphabet City, a mago della chitarra in una band torinese con 50 anni di vita:  la The New Trip di Pino Caronte Sinnone che traghetta l’icona rock di Joe Vescovi e si esibirà al Peocio il 3 giugno. «Abbiamo fatto già diversi concerti in giro per l’Italia ed è prevista una tournée in Giappone dopo luglio». Cosa ci racconta del Tony musicista? «Ho iniziato a suonare giovanissimo, a 19 anni. Non ho mai smesso di suonare. Sono un autodidatta e sono migliorato con lo studio e l’esercizio, anche grazie ai musicisti e chitarristi che hanno frequentato il Peocio. Ma la cosa più importante che mi hanno insegnato sono l’umiltà ed il tocco sulla chitarra. Ho avuto l’opportunità di capire che questi virtuosi della chitarra erano arrivati a quei livelli grazie all’umiltà e al fatto di non considerarsi arrivati. Penso di essere ancora in fase di apprendimento. La famiglia e la musica sono la mia vita e quindi cerco di dedicare studio e tempo per migliorare». E cosa ci dici del Tony imprenditore? «Il 18 luglio 1996 ho iniziato l’avventura del Peocio qui al Belvedere. Un luogo che allora era un po’ denigrato dalla gente. Una location dove ho pensato si potesse fare musica. Un luogo in cui mi sono trovato sempre molto bene, abitato da persone che mi hanno sempre aiutato e rispettato. Ritengo sia la zona migliore di Trofarello. Qui al Peocio abbiamo fatto una quantità di concerti smisurata, coinvolgendo, in questi 20 anni di attività, centinaia di musicisti. Penso intorno ai 2 mila concerti. Le mura del nostro club sono firmate dai più grandi musicisti del mondo. Ho una parete che non imbianchiamo mai, al contrario del resto del locale, proprio per preservare queste importantissime testimonianze dei loro passaggi. Una anno è arrivato perfino Leon Hendrix, il fratello di Jimi Hendrix». Ma come si fa  a trovare questi personaggi? «I personaggi si trovano con il lavoro giorno per giorno. Ho iniziato quasi per caso invitando un gruppo che si chiama Spock’s’ Beard, un gruppo di musica “progressiv” dove suonava l’ultimo batterista dei Genesis. Si tratta di un gruppo molto importante e conosciuto in America. Quel giorno quasi per caso approdarono al Peocio. Per colpa di un temporale saltò un concerto a Milano. Io con tutti gli amici del Peocio costruimmo un palco al piano di sotto. Era il 2001. Ricordo che quando arrivarono al Peocio ci si diede tutti  da fare per realizzare un grande evento trofarellese all’insegna del rock. Da qui mi venne l’idea. Perché a Trofarello non si poteva fare musica alla grande? E così nacque l’idea di creare momenti di rilevanza internazionale, senza accontentarsi della musica che viene diffusa solitamente nei locali. Abbiamo così iniziato ad invitare grossi nomi che in realtà producono anche dei grossi esborsi di denaro. Ma in fondo io lavoro per la soddisfazione e quello che entra economicamente mi basta per portare avanti il nome del Peocio. Mi guida la passione».
Il rammarico più grande? «Certamente il fatto che il locale non è particolarmente frequentato dai trofarellesi. Ma come si dice “Nemo propheta in patria”. Nessuno è profeta a casa sua. In compenso lavoriamo molto con clienti che arrivano da Lombardia, Emilia Romagna, Calabria. Ad ascoltare i concerti del Peocio arrivano perfino dalla Francia e dall’Inghilterra. Ogni concerto è un concerto a sé, con un nome a sé. Il chitarrista degli Europe è venuto ben 10 volte a suonare in questo posto. Uno viene non solo per incassare il proprio cachè ma anche per l’accoglienza a lui riservata e per il suono che si ottiene in questo locale, del tutto particolare: una sorta di tempio del rock in Piemonte. Nel 2007 il locale è diventato circolo ricreativo culturale perché ci siamo accorti che le persone che frequentano il locale sono persone che sono legate alla musica e che quindi vogliono esplorare questo mondo musicale. Il locale è sempre stato aperto a tutti. Con un’ottima
cucina. Certo il grosso aiuto e sostegno mi è sempre stato dato da mia moglie Margherita, senza il cui aiuto non avrei fatto niente. Il lavoro più duro non sono gli orari ma la burocrazia».
Il Peocio ultimamente si è ridimensionato. «Da qualche tempo ho abbinato l’attività di musicista a quella di consulente dei musicisti per l’acquisto dei loro strumenti, presso Merizzi di Torino, dove insegno anche chitarra ad una serie di allievi. Il Peocio quindi apre solo più il martedì, mercoledì e sabato. Tra tasse e altro devo fare due cose per continuare a tenere aperto il circolo. La burocrazia  ci ammazza, andremo comunque avanti parecchio. Vietato mollare».
Per festeggiare questi 20 anni di attività avete qualcosa in progetto? «Mi piacerebbe fare una serie di concerti in città. A tempo debito segnaleremo luogo e date. Vorrei creare uno spazio un po’ diverso all’interno del quale si possa accedere gratuitamente. Il mio sogno sarebbe fare il Peocio all’aperto dove far ascoltare della buona musica e proporre buon cibo». E per il futuro? «Mi piacerebbe che questo patrimonio creato in questi 20 anni di conoscenze musicali venisse utilizzato per creare momenti musicali di grande respiro. In questo modo lo stesso Belvedere sarebbe valorizzato». Un aneddoto particolare che vuoi raccontare? «Ne ho uno bellissimo. Un anno sono andato in Spagna ed ho incontrato un ragazzo che mi raccontava di questo locale particolare e alternativo. Io ho sorriso senza rivelargli che, guarda caso, lo conoscevo bene. E sono soddisfazioni».

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